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| ARTICOLO TROVATO DA VANNAhttp://www.fastweb.it/portale/magazine/spe...from=feat&pos=2Amanti della lirica pop, della romanza strappalacrime, del bel canto, trattenete il fiato. E' uscito nei negozi The Promise, il quinto album de Il Divo, fenomeno discografico da 22 milioni di copie. Filippo TocchioIl progetto musicale Il Divo, fondato dall'impresario Simon Cowell nel 2004, a seguito di un gigantesco giro di audizioni in giro per il mondo per trovarne i protagonisti, torna sulle scene per emozionare i suoi evidentemente innumerevoli fan con l’album The Promise, mix di pezzi inediti e cover.
Una marea di dischi venduti, trentasei canzoni alla numero uno in ventisei paesi diversi, sicuramente ai componenti del gruppo non si potrà sicuramente rimproverare di non essere popolari ma geograficamente globalizzanti insieme. Un piccolo aiuto è dato indubbiamente anche dalla strategia rimunerante di forgiare ad arte il gruppo scegliendo sia per formazione artistica che per provenienza geografica, personalità totalmente differenti. Stiamo parlando nello specifico di un baritono spagnolo (Carlos Marín), due tenori, uno svizzero (Urs Bühler) e uno americano (David Miller), e un cantante pop (il francese Sébastien Izambard).
Nulla lasciato al caso dunque, e possibilità di variazioni linguistiche praticamente illimitate. Volete una prova? Senza andare troppo lontano, basta che ascoltiate l’ultimo album e troverete canzoni che svariano dall’inglese allo spagnolo passando per l’italiano con una facilità disarmante, senza mai perdere in termini di armonia corale, che coerentemente risulta essere, oltre alla tecnica operistica, uno dei loro maggiori pregi.
“Abbiamo maturato grande stima e fiducia l'uno nell'altro " indica il tenore Urs Buhler "Ci siamo resi conto che quello che è "il meglio" per Il Divo come gruppo è la cosa migliore anche per ciascuno di noi, perché noi siamo Il Divo. È impossibile scindere le due cose." Gli fa eco il francese Sebastian Izambard: "Il Divo è diventato una cosa sola." E dire che dopo il primo album qualche dubbio era venuto, perché proprio l’affiatamento e il metodo di lavoro erano sembrati il punto debole del quartetto. Ma d’altronde 4 album e ventidue milioni di copie sono la dimostrazione concreta di come i fan non siano andati troppo per il sottile su questo. Per il resto tornando all’ultimo album, The Promise, non c’è molto altro da dire, risultando abbastanza semplice il concetto: i fan lo adoreranno, tutti gli altri un po’ meno.
A cominciare dalla traccia iniziale, The Power of Love, che pare una cover di un pezzo di successo di Celine Dion, per passare poco dopo ad Halleluja, cover della magnifica canzone di Leonard Cohen dell1984, riadattata nel tempo decine di volte, ma di cui si ricordano pochissime versioni, escludendo per fuori classifica quella di Jeff Buckley, o ancora a The winner takes it all, altra cover, stavolta degli ABBA, totalmente stravolta e riadattata in chiave lirica, per giungere infine al gran finale di Amazing Grace, che per il suo incedere trionfale riporta alle sonorità dell’inno americano. In mezzo? Canzoni popolari-romantiche cantate magistralmente.Sicuramente per chi ama il Divo, saranno ancora applausi scroscianti per i carismatici protagonisti e, ancor di più, per i loro produttori.
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