IL DIVO ITALIA

Fanfiction, dove poter archiviare le nostre fantasie...divine!

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*Maggie*
icon12  view post Posted on 26/5/2009, 09:48




Ciao!
Chiedo anticipatamente scusa se mi sono permessa di aprire questo topic, magari è permesso solo agli amministratori quindi nell'eventualità che sia così chiedo scusa, cancellate pure e spero possiate perdonarmi!
Ho pensato a questa sezione perchè sono sicura di non essere l'unica ad avere qualche "fantasia"o qualche sogno sui nostri magnifici ragazzi!
Nel mio caso ho sviluppato una storiella che vede protagonista Sebastien e che vi posto qui sotto, ma ovviamente la sezione è aperta a tutti! Trovo che sia molto bello poter condividere le nostre idee e i nostri punti di vista sui divini attraverso racconti creativi. :wub:

Spero davvero che non vi dispiaccia che ho aperto questa pagina, nell'eventualità chiedo umilmente perdono!!

Intanto inserisco il primo capitolo che (direte voi purtroppo) non vede ancora comparire i divini, ma presenta un pò la protagonista femminile che si chiama Giulia in onore della mia cara amica qui iscritta, ma ovviamente le siren sono libere di sostituire mentalmente il suo nome con il proprio! :)
La storia vede come protagonista maschile Sebastien, ma ho cercato di far partecipare anche gli altri tre, soprattutto Carlos (il mio carlito!! :wub: ) avrà una parte essenziale.
Mi auguro di avervi incuriosito e mi raccomando se avete critiche ditemi pure che potrebbero servirmi per migliorare, siate pure spietate!! :P

Ok, ecco qua la storia:

Il Bottone



- Pensa tesoro, dopo aver concluso gli studi al Liceo Classico potrai finalmente iscriverti a Giurisprudenza proprio come il tuo papà! Non è meraviglioso?-

Queste parole sono di mio papà; avvocato proprio come suo padre prima di lui.

Mio fratello ed io fin da piccoli siamo vissuti in mezzo a verbali, documenti notarili e i discorsi che nostro padre avrebbe poi esposto davanti ai giudici e che qualche volta ascoltavamo di nascosto ridacchiando quando alzava la voce simulando un’ obiezione dell’accusa.
Quando ero piccola trovavo molto divertente quello strano comportamento di papà; così non avevo mai preso sul serio il suo lavoro e quella frase: “diventerai anche tu avvocato” non mi aveva mai scalfito, ma quando poi giunse il momento di scegliere quale strada intraprendere mi resi conto che entrare nel mondo giuridico non era per niente quello che volevo.

In realtà forse avrei anche deciso di seguire le sue orme, se non fosse stato per lei; mia nonna e quelle che mia madre e mio padre chiamavano “solo storie di una vecchia che ha perso le rotelle”.

Mia nonna era una donna che nonostante i suoi molti anni adorava vestirsi bene, senza un solo lembo sgualcito dato che si destreggiava perfettamente con ago e filo e per questo spesso si ritoccava i vestiti che possedeva, così sembrava sempre che avesse un guardaroba nuovo per ogni occasione.
Quando ero piccola mi piaceva ascoltarla raccontare le sue avventure di gioventù. C’era una storia in particolare che adoravo:

- Ero già fidanzata con tuo nonno quando, durante una gita a Venezia incontrai un uomo che mi aveva affascinata; fu in quel giorno che tradii il nonno per la prima e ultima volta.
Stavo passeggiando per le vie di Venezia osservando le vetrine piene di oggettini in vetro colorato lavorati ad arte dai maestri di Murano, quando davanti a me sentii cadere qualcosa. Guardai a terra e vidi un bottone scuro rotolare e fermarsi davanti alla punta del mio piede sinistro. Mi abbassai a raccoglierlo per restituirlo a colui che l’aveva perso ed incrociai gli occhi con un uomo così elegante e distinto che ne rimasi folgorata. Si chiamava Carlo Buti (1) ed era un cantante diventato famoso proprio in quegli anni grazie al suo stile interpretativo molto particolare. Quando i nostri sguardi si incrociarono fummo subito attratti l’uno dall’altra. Ci presentammo timidamente e poiché mia madre mi aveva insegnato a portare sempre con me ago e filo per essere preparata ad ogni evenienza, mentre chiacchieravamo gli ricucii il bottone. -

- Giulia tesoro ancora quella favola? Non sei stufa di sentirla? E’ solo una storiella che tua nonna ti racconta per imbambolarti, non perderci tempo!- Ci interruppe la mia severa, concreta mamma.

Io però sapevo che la nonna diceva la verità, altrimenti i suoi occhi non avrebbero brillato tanto nel raccontare la vicenda. Mia nonna per fortuna non si faceva mai scoraggiare da mia madre, così prese un bel respiro e riprese a raccontare.

-Passammo la giornata insieme e purtroppo la sera arrivò troppo presto: lui doveva tornare a casa dato che al mattino avrebbe registrato una nuova canzone alla radio. Poiché durante la gita alloggiavo in un convento, non era adeguato presentarsi con un uomo davanti al portone, soprattutto nel mio caso perché ero fidanzata, così fui io ad accompagnarlo davanti a casa sua. Ci salutammo prima impacciatamente con una stretta di mano, poi sembrò cambiare idea e mi strinse a sé baciandomi con inaspettata passione. Dopo quel momento che sembrò durare soltanto un istante, lui mi disse arrivederci e si voltò percorrendo la scalinata di casa che temevo lo avrebbe portato via da me per sempre. Fino all’ultimo scalino ho sperato che si girasse e tornasse da me; se lo avesse fatto probabilmente non avrei più sposato il tuo caro nonno. –

- Ma il nonno? Gli vuoi bene?–

- Certo cara! Amo tuo nonno e non rimpiango di averlo sposato, inoltre come avrei fatto senza tua madre e il suo caratteraccio? Ma qualche volta mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se Carlo fosse tornato da me quella sera…-


- Ma non finisce qui la storia, ti sei dimenticata un particolare nonna!-


- Ah ma certo, hai ragione! Accidenti sto proprio invecchiando… Come tu ormai ben sai, prima di tornarsene a casa il mio caro cantante si era staccato nuovamente il bottone per consegnarmelo; disse che così, grazie a quella giacca scucita, si sarebbe sempre ricordato di me ed io di lui ogni volta che avessi stretto tra le mani il bottone. -


Così finiva la storia e fu grazie ad essa che la mia vita prese una piega che nessuno della mia famiglia avrebbe potuto minimamente sospettare.

Una volta finito il liceo, mio fratello, di due anni più grande si iscrisse come previsto a Giurisprudenza rendendo i miei infinitamente orgogliosi di lui.

Presto giunse il mio momento e un giorno, durante il pranzo della Domenica dichiarai:

-Ho intenzione di diventare una sarta!-

La scena che seguì si sarebbe potuta definire comica: mio padre rischiò di soffocarsi con il vino, mia madre me ne diede la colpa, mio fratello se la rideva di gusto pensando che scherzassi, solo mia nonna mi sorrise gentile e mi prese la mano tra le sue in un gesto d’affetto e accettazione.

Fu da quel giorno che le cose si complicarono e per i miei genitori fui semplicemente “l’altra figlia”; quella che aveva deciso di “sprecare la sua intelligenza dietro un lavoro da scimmie”, come definivano i lavori che a parer loro non richiedevano grandi sforzi mentali.

Data la pessima situazione famigliare, chiesi ai miei di potermi iscrivere ad una scuola specializzata lontano da casa. Loro accettarono senza grandi storie, forse gli andava bene che me ne stessi lontana per un po’.
Prima di partire andai a trovare la mia adorata nonna. Fu molto difficile salutarla, ma dovetti farlo e con le lacrime agli occhi l’abbracciai stretta, consapevole che non l’avrei rivista per un lungo periodo. Dopo esserci separate dallo stretto abbraccio, mi mise qualcosa tra le mani: era il bottone.

- Nonna ma che fai! E’ il tuo bottone, non posso…-

- Sì che puoi, è giusto che ora lo custodisca tu, so che lo conserverai con cura-

E chiuse le mie dita intorno al piccolo, speciale oggetto.

Una volta giunta in aeroporto la mia famiglia mi salutò freddamente e ci rimasi male, ma mi bastò stringere il piccolo bottone che avevo in tasca per farmi forza; in fondo la mia avventura era appena cominciata.




1Da Wikipedia: A differenza di molti cantanti dell'epoca, Buti adottava uno stile maggiormente assimilabile alla canzone popolare piuttosto che a quello della classica aria da opera lirica in voga al tempo; questo stile particolare, tuttavia, non solo non penalizzò la sua carriera ma contribuì forse a determinare il grande successo che ebbe in carriera, una carriera assai lunga e prestigiosa al pari di quella di molti chansonnier di fama internazionali e terminata nel 1956 durante la quale incise 1.574 canzoni.
 
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*Maggie*
view post Posted on 26/5/2009, 14:10




Beh visto che il topic non è stato chiuso immagino significhi che posso continuare a postare...spero! ;)

Ecco il secondo capitolo allora! Sirens questo è per voi!


Capitolo 2



I due anni di scuola specializzata passarono relativamente in fretta e presto scoprii che la mia passione per il cucito si accompagnava anche al talento che i miei insegnanti erano riusciti a riconoscere in me. Infatti una volta finiti gli studi non fu difficile trovare fin da subito qualche lavoro di rilievo.
Nonostante ciò non fu facile la scalata nel mondo della sartoria e anche se il lavoro mi piaceva, speravo in qualcosa di più come un posto in una compagnia teatrale o qualcosa del genere dove era importante essere rapidi e pronti ad intervenire all’ultimo minuto per nascondere strappi e scuciture dovute alla rapidità con cui gli attori dovevano cambiarsi e rivestirsi.

Finalmente, circa un anno fa giunse la chiamata che desideravo: mi offrivano un lavoro per seguire un gruppo musicale, per la precisione si trattava di quattro cantanti famosissimi ma di cui io non conoscevo l’esistenza, i quali vestivano esclusivamente Armani, perciò si trattava di un lavoro delicato ed importante; dei capolavori del vestiario non si maneggiano tutti i giorni!
È inutile dire che accettai immediatamente senza chiedere troppe informazioni, per questo mi stupii molto quando mi dissero che sarei dovuta partire con loro per un tour mondiale, che sarebbe cominciato in Europa per poi concludersi negli U.S.A, ma fu una bella sorpresa dato che ho sempre adorato viaggiare e conoscere diverse culture.

Il primo concerto si sarebbe tenuto a Manchester il 21 Febbraio, quindi sarei partita con loro per dare gli ultimi ritocchi ai loro abiti e soddisfare quando possibile le loro richieste. Infatti seppur nella mia poca esperienza mi capitò di curare gli abiti di personaggi più o meno famosi che si lamentavano continuamente: “ mi stringe qui…non vedi come pende da un lato?…Ma si è ristretto l’abito durante la notte?” Quindi il mio lavoro non era per niente facile come invece poteva sembrare.

Quando li incontrai mi strinsero gentilmente la mano e si presentarono e cercai di tenere a mente i loro nomi, ma presto cominciai a relazionare il loro aspetto a seconda dei loro vestiti; così li avevo ribattezzati con nomi tipo “il gessato”, “il doppiopetto” e così via.
Prendevo il mio mestiere molto seriamente perciò non mi interessava conoscerli, ma renderli impeccabili.
Le mie giornate lavorative durante il tour erano piuttosto frenetiche; non facevo in tempo a disfare le mie valige cariche di tutti gli accessori possibili per il mio lavoro che già dovevamo ripartire.
Nonostante non mi importasse molto degli artisti per cui lavoravo, talvolta era impossibile non ascoltare i loro discorsi mentre aggiustavo loro gli orli o saldavo qualche punto cucito frettolosamente, ma cercavo di non badarci.
Un giorno, a pochi minuti dall’inizio del concerto a Copenhagen, Carlos scucì la tasca della giacca, così dovetti correre da lui a portarli una giacca identica di ricambio pronta per situazioni simili. Mentre mi dirigevo spedita verso il palco mi scontrai pesantemente con qualcuno che per fortuna fu rapido ad afferrarmi per i polsi impedendomi di cadere rovinosamente a terra.

Il mio sguardo si incrociò con il mio salvatore e mi accorsi che si trattava del francese, Sebastien. Mi resi conto che non lo avevo mai guardato attentamente in viso.

“Che begli occhi!” pensai e rimasi imbambolata e anche lui sembrò incapace di reagire.

“Un attimo! Io che mi incanto come un’ebete? Ma che mi succede?” Pensai sconvolta di me stessa.

Lui sembrò riprendersi e dopo avermi rilasciato i polsi si fece da parte per farmi passare. Io non riuscii a dire niente e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata ripresi la mia corsa verso Carlos.
Il concerto cominciò e finì nel migliore dei modi, come sempre, ma durante tutto il tempo nella mia mente ripetevo come in un film quell’istante in cui ero stata faccia a faccia con Sebastien e i suoi stupendi occhi intensi…

“Stupendi? Intensi?! Devo ricordarmi che sto parlando di un cliente…Ricordati che sei una professionista! Ricordati che sei una professionista! Ricordati che…per la miseria mi sono innamorata!!”

Quella sera in albergo non riuscii ad addormentarmi, così decisi di uscire dalla mia stanza e mi diressi nella reception dove si trovava una grande televisione a schermo piatto; uno dei lati positivi del viaggiare con personaggi famosi era sicuramente la possibilità di vivere, seppur per un breve periodo nel lusso degli alberghi a cinque stelle.
Le luci della sala erano spente, ma i fari della strada trapassavano le tende leggere, così mi sedetti comodamente su di una poltrona. Vagai con lo sguardo in cerca del telecomando quando mi pietrificai: mi ero dimenticata che dopo i concerti Urs non riusciva a dormire se non prima dell’alba e a quanto pare anche Sebastien gli aveva fatto compagnia, solo che quest’ultimo si era addormentato a fianco del collega. Urs appena mi vide sorrise e mi salutò sottovoce.

- Anche tu vuoi unirti al club degli insonni?-


Risi sommessamente e risposi:

- Beh, può darsi, mi dai un mese di prova? –

Questa volta fu lui a ridere.

-Certo che sì, anche se credo che il signor Izambard qui accanto abbia deciso di rinunciare alla missione!-

-Allora speriamo che si svegli! – Mi lasciai sfuggire.

“Ops!” Pensai, dato che mi ero appena tradita con le mie stesse parole.

Urs però sembrò non farci caso e volse di nuovo lo sguardo alla televisione e passammo così la nottata anche se ogni tanto ci appisolavamo, ma alla fine ci ritrovavamo sempre svegli a ricominciare da capo per tentare di riposare sul serio.

I giorni passarono e tra un viaggio e l’altro mi dedicavo come sempre all’abbigliamento dei ragazzi.
Da quella fantomatica notte per me divenne molto più difficile concentrarmi sul lavoro; infatti accadde che una mattina, mentre controllavo l’orlo dei pantaloni gessati di Carlos, Urs cominciò a discutere con Sebastien riguardo ai problemi di quest’ultimo con la fidanzata. A quanto pareva la ragazza era demoralizzata dal fatto che Sebastien non poteva raggiungerla in Australia e lei non poteva lasciare il suo lavoro per più di un giorno, quindi i due non riuscivano a vedersi quasi mai.
Mentre ascoltavo non mi resi conto che ero rimasta immobile fissando l’orlo di Carlos con l’ago a mezz’aria. Lui se ne accorse e disse:

- Giulia come mai quello sguardo…scandalizzato? Per caso sono cresciuto?-

Gli altri tre scoppiarono a ridere ed io mi sentii le guance scottare per quanto ero diventata rossa! Borbottai scusandomi e ripresi a lavorare.
Però non avevo pensato al fattore Carlos; cioè al suo sesto senso in questioni sentimentali, una specie di…intenditore: non per niente si dice che i latini sono i migliori amanti!
Perciò Carlos continuò a riservarmi uno sguardo calcolatore. Mi sentii osservata e per questo mi tremarono le mani mentre lavoravo sulla cucitura laterale dei pantaloni di David, il quale, vedendomi tremare ebbe paura per il suo polpaccio e lanciò una rapida occhiata agli altri come per chiedere “che succede?”. Carlos allora ebbe pietà di me e smise di fissarmi e sussurrò:

- Mh…bene…molto bene…- e si mise a fischiettare un motivetto che ricordava tanto “The Power of Love”.

“Un momento…Perché sta fischiando proprio quella? Ma che ha capito?! Che non gli venga in mente di dire qualcosa a Sebastien o la prossima volta gli cucio le maniche al busto!” Pensai scocciata.

Le settimane passavano e con loro i concerti. Da quell’incontro-scontro Sebastien aveva cominciato a notarmi mentre ero seduta in sala e loro provavano sul palco, mi salutava nei corridoi, mi sorrideva e alle prove generali, nonostante mi sedessi in fondo alla sala semibuia i suoi occhi individuavano sempre i miei mentre cantava le canzoni che promettevano amore eterno.
Era in quei momenti che i numerosi tentativi di cancellarlo dalla mia mente e dal mio cuore si rivelavano totalmente inutili e poiché sapevo che forse mi guardava solo per trovare un punto fisso per cantare meglio, mi ripetevo che ero un’illusa…In fondo lui era fidanzato!

Il gioco di sguardi intensi e sfuggenti caratterizzava le nostre giornate, tanto che non mi resi conto che erano passati altri mesi prima quando accadde qualcosa di imprevisto: la fidanzata di Sebastien lo aveva lasciato per via telefonica. Doveva rimanere una cosa segreta, ma come ogni segreto che nasce nel mezzo di un gruppo ristretto di persone, ebbe vita breve e presto tutto lo staff ne fu a conoscenza.

Le prove generali quel giorno andarono piuttosto male perché Sebastien non riusciva a concentrarsi e spesso dimenticava di cominciare a cantare o sbagliava la semplice coreografia. David, il più empatico del gruppo, cercava di risollevarlo dandogli pacche affettuose sulla spalla o scherzando sui suoi errori, ma Sebastien non riusciva a reagire e rispondeva con un debole sorriso stiracchiato.
Nonostante i suoi problemi però, Sebastien riuscì ad essere professionale e portò a termine il concerto, anche se i più attenti avevano potuto notare che era sottotono.
Dopo il concerto normalmente ci aspettava un pasto leggero tutti insieme, ma quella sera decisi di fermarmi nei camerini a riordinare i vestiti dei cantanti ed aggiustare il gilet di Urs che si era strappato leggermente quando si era seduto sulla scalinata. Glielo avevo detto che con tutte quegli esercizi per gli addominali avrei dovuto aumentargli la taglia!
Sospirai e mi sedetti vicino allo specchio illuminato per vedere meglio. Quando cucivo mi rilassavo totalmente, così nel silenzio lasciai vagare la mia mente. Inutile dire che i miei pensieri si diressero verso Sebastien.
Mentre pensavo a lui il mio sguardo si posò sulla pila di abiti dei ragazzi che erano ammucchiati nella sedia che avevo di fronte; in particolare fissai la camicia di Sebastien che sapevo riconoscere perfettamente dato che era di un grigio brillante molto intenso.

“che calza a pennello con i suoi occhi chiari” aggiunsi mentalmente.

La tentazione era forte: quante volte mi ero chiesta quale fosse il suo profumo? Così presi con mani tremanti la camicia, l’avvicinai al mio viso, chiusi gli occhi e inspirai profondamente e…

-Ah scusa se non ho bussato, pensavo che non ci fosse più nessuno, non vai a mangiare? …Ma…che stai facendo con la mia camicia?!-





 
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fiorecuin
view post Posted on 26/5/2009, 18:51




Maggie...omu... ma sei bravissima!! Scrivi molto bene, mi piace , però adesso continua.... subito!!! Bell'intreccio Complimenti!!
 
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*Maggie*
view post Posted on 27/5/2009, 09:00




Grazie fiorecuin!! Sono contenta che ti piaccia! Inserirò il terzo ed ultimo capitolo più tardi; devo dargli un'ultima ritoccatina e poi nei prossimi giorni se sono ispirata svolgo qualche trama che mi era venuta in mente guardando il video di regresa a mi. Magari comincio da quella di Urs visto che sei una Uber!

Quando mi viene in mente qualcosa scrivo sempre qualche appunto quindi ho una cartella nel desktop piena di fanfiction allo stato embrionale! :D
Adesso non ho esami in vista quindi...mmm sì potrei anche scrivere qualcosetta! Grazie ancora per i complimenti!!
 
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Paola79
view post Posted on 27/5/2009, 10:30




Maggie....oms....complimenti! Sei davvero brava! :D
Ora però ci devi dire come va a finire....non ci puoi lasciare così....
 
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*Maggie*
view post Posted on 27/5/2009, 13:03




Rieccomi qua con l'ultimo capitolo!
Buona lettura!


Capitolo 3


-Oh! Camicia? Questa? Ehm…io…controllavo se è sporca…- Cavoli non sapevo che dire, che situazione!! Ero nel panico più totale.

-Ti…stavi soffiando il naso? Poi però ne voglio una nuova eh!- Scherzò.

-Ma no, certo che no! Io stavo solo…Ma tu non vai a mangiare?- cercai di cambiare discorso e così di riconquistare un po’ di dignità.

-Beh, sei a conoscenza degli ultimi avvenimenti, perciò capisci…non ho molta fame-

-Ah, anche io, cioè non sono stata lasciata, cioè intendevo dire che… non ho fame e non sono stata lasciata perché non ho il fidanzato eh…accidenti scusa non so cosa mi succede!- finii autodistruggendo ogni possibilità di conquistarlo.

- Non ti preoccupare, avevo capito! …Posso tenerti compagnia?-

Due ore più tardi eravamo ancora in camerino, dopo le prime titubanze ero riuscita a rilassarmi e parlammo del più e del meno, degli altri tre cantanti, io raccontai di come mio padre volesse che diventassi un avvocato come tutti in famiglia, poi lui scherzò dicendo che se io fossi diventata avvocato e lui non fosse diventato famoso forse ci saremmo comunque incontrati in tribunale a causa del suo vizio (per fortuna finito) di quando da giovane aveva rubacchiato per fare un bel regalo alla madre.
Quel giorno che era cominciato e sembrava volersi chiudere male, sul finire si rivelò uno dei più belli da quando ero partita da casa.


La mattina ero pronta con i miei bagagli e attendevo di salire sulla corriera che mi avrebbe portato all’ennesimo aeroporto. Qualche metro più in là si trovava parcheggiata l’auto grigia metallizzata che ospitava Urs, Sebastien, Carlos e David.

Urs non era ancora salito in macchina e Carlos mi sorrideva con aria furba dal finestrino, poi dopo avermi fatto l’occhiolino si piegò leggermente verso Sebastien per dirgli qualcosa senza smettere di guardarmi, poi anche Sebastien mi fissò ed io impallidii.

“Cosa diavolo sta dicendo Carlos? Ma mi vuole così male?!”

Sbuffai e mi sedetti sulla mia valigia cercando di guardare dappertutto tranne che verso la macchina, così quando Urs mi raggiunse sobbalzai dalla sorpresa.

-Ciao Giulia! Vedo che anche tu hai una bella collezione di borse!-

Lo guardai confusa: avevo solo la mia valigia e la borsetta a tracolla.

-Urs…quali borse?-

-Quelle due belle borse bluastre che hai sotto gli occhi! Adorabili!-

-Ah ah! Ridi pure! Vedo però che mi fai concorrenza!-

-Eh già, come sempre cercherò di recuperare il sonno tra una prova e l’altra, meno male che quella che ci aspetta sarà l’ultima notte insonne!-

-Ultima?-

-Certo! Quello di stasera è l’ultimo concerto, poi finalmente anche per quest’anno il tour è finito!-

Rimasi congelata: l’ultimo concerto? Era già arrivato e non me ne ero nemmeno accorta!
Dovetti assumere un’espressione triste perché Urs aggiunse:

-Perché quella faccia disperata? Pensa, questa è l’ultima sera che dovrai pensare ai nostri orli, scuciture e bottoni! Finalmente potrai prenderti una vacanza!-

Annuii pensierosa. Per fortuna arrivò l’autista che aprì il portabagagli, così salutai Urs, caricai la mia valigia e salii sulla corriera dove avrei potuto lasciar scemare la tristezza e l’ansia di dover lasciare Il Divo per sempre a causa del mio contratto di lavoro a tempo determinato.

Quella sera, mentre controllavo che i ragazzi fossero perfetti, durante la prova microfono fu molto difficile nascondere gli occhi lucidi; ogni minuto che passava era un momento che non avrei più vissuto con Sebastien e gli altri tre.

Perciò durante tutti i preparativi mi ero concentrata per non far vedere il mio disagio, ma ancora una volta non avevo fatto i conti con Carlos, il quale era riuscito a vedere oltre il mio sguardo apparentemente indifferente mentre gli facevo allargare le braccia per controllare se le maniche erano troppo strette. Lui mi guardò dritta negli occhi e rispose alla mia espressione neutra con una di consapevolezza e le sue labbra si piegarono in un sorriso cospiratorio.

“Sta forse ridendo della mia situazione? Non lo facevo così stronzo!” Pensai amareggiata.

Dato che il suo abito era a posto gli diedi il permesso di uscire, ma lui, come quella stessa mattina mi fece l’occhiolino, mi sussurrò “ tieniti pronta” e se ne andò senza lasciarmi il tempo di domandargli a cosa si stesse riferendo.
Anche gli altri tre erano pronti, così mi ritrovai da sola, confusa dallo stravagante comportamento di Carlos e come ad ogni concerto mi appostai nel retro del palco, da dove potevo sentirli cantare ed allo stesso tempo andargli facilmente incontro nel caso di un’emergenza.

Finito il primo tempo i quattro tornarono nei camerini per il cambio d’abito che per fortuna andò liscio senza intoppi.

Purtroppo avevo cantato vittoria troppo presto: mentre salivano le scale per cominciare il secondo tempo, nelle quinte semibuie Carlos calcolò male le distanze inciampando sul primo scalino e per non cadere afferrò goffamente la giacca di Sebastien.
Ma la presa si rivelò troppo aggressiva e dalla giacca di Sebastien si staccò un bottone che rotolò nel buio al di sotto del palco.
La ricerca sarebbe stata troppo lunga e Sebastien non ce l’avrebbe fatta ad entrare in scena in tempo.
Il bottone caduto era irraggiungibile, così ne cercai febbrilmente uno identico nella mia scatola piena di bottoni, ma niente, nessuno di essi sembrava corrispondere alla tonalità giusta.
Poi la mia mano destra tastò istintivamente la tasca dei miei pantaloni e le dita si strinsero intorno a qualcosa di piccolo e tondo: il bottone della nonna.
“Non è possibile” Pensai e mi sentii la testa leggera, come se fossi sotto qualche strano incantesimo. Tirai fuori il bottone scuro e lo avvicinai a quelli ancora attaccati alla giacca di Sebastien per fare un confronto: era del colore giusto!
Ma ora sorgeva un dilemma; quel bottone era importante per me, conservava un ricordo potente di un amore nato e mai maturato, ed ora era l’unico che avrebbe calzato a pennello sulla giacca di Sebastien.
Dovetti agire in fretta; non avevo tempo per pensarci oltre, così presi ago e filo e cominciai a cucirlo sulla giacca e per non perdere tempo cucii direttamente su Sebastien senza fargliela togliere.

Il bottone da attaccare era quello più in alto, così mi trovai vicinissima al viso di lui.
La mia fronte arrivava all’altezza del suo mento e potevo sentire il suo respiro caldo sul mio orecchio destro. Non riuscii a trattenermi e alzai lo sguardo per incontrare il suo. Nel punto in cui ci trovavamo, nella luce soffusa che filtrava dal telo nero che divideva il palco dalle quinte, gli occhi grigio-azzurri di lui erano due pozze scure e intense.
Intanto dall’altra parte del palco Carlos colse tutti di sorpresa cominciando a cantare Somewhere, dove lui apre da solo la canzone. I musicisti dell’orchestra sgranarono gli occhi e cercarono febbrilmente lo spartito mentre lui cantava.

“There’s a place for us, somewhere a place for us…”

Dovevo sbrigarmi, Sebastien cantava la strofa successiva!

Ce l’avevo fatta, avevo cucito il bottone mentre David stava pronunciando le ultime parole del ritornello, quindi poco prima del turno di Sebastien.

Ci fissammo per un attimo, ancora a brevissima distanza; il nostro era uno sguardo intenso come se fosse l’ultima volta che ci saremmo visti.
Lui sospirò tristemente e si allontanò da me, poi si voltò e si diresse verso le scale salendole rapidamente. Dentro di me sentii una fitta al cuore e non potei fare a meno di collegare quello che stava accadendo con il ricordo della nonna, ma poco prima di arrivare sul palco Sebastien si fermò e voltatosi corse giù verso di me.

-Ma che fai? Ancora problemi al vestito? Tocca a…-

Non riuscii a finire la frase, non ne ebbi il tempo perché lui improvvisamente mi baciò sulle labbra e mi strinse a sé.

Dall’altra parte del palco, Carlos senza battere ciglio (quasi se lo aspettasse) stava cantando la seconda strofa.

Dietro le quinte, il bacio era passionale quanto troppo breve e ci separammo lentamente con le mani ancora uno tra i capelli dell’altra; non volevo lasciarlo andare per paura che questa volta non sarebbe tornato da me.

Lui, come risvegliato da una trance sbatté gli occhi e imbarazzato aprì e chiuse la bocca e se il momento non fosse stato così intenso avrei riso per la sua espressione da pesce.

Dovetti tornare alla realtà, quindi gli sorrisi dolcemente, mi separai da lui e poi lo spinsi verso il palco.

-Devi andare- gli dissi semplicemente.

Allora si voltò e salì finalmente sul palco.

Io mi risedetti nel mio posto “riservato” nel buio dietro le quinte, dove potevo ascoltare meglio il loro canto e il mio cuore che ancora palpitava a mille dopo quello che era appena accaduto.

Sapevo che probabilmente Sebastien aveva solo agito d’impulso e che quel bacio forse non era stato nulla se non un evento isolato dovuto all’adrenalina del concerto e dell’imprevisto, ma dentro di me non potevo fare a meno di sentire un forte calore e la speranza in qualcosa di più.

Finito il concerto, osservai i ragazzi abbandonare il palco e scendere le scale, incrociai lo sguardo di Sebastien che a sua volta mi fissò intensamente, per questo non si rese conto che gli scalini erano finiti e barcollò un po’.

- Attento! …Questo scalino è proprio…galeotto!- disse Carlos.

Sentendo questa frase mi voltai verso Carlos e mi resi conto che era stato lui a “darci la spinta”, così ricambiai il sorriso con gratitudine e lui mi fece un cenno con la testa.

Il concerto e -quindi il tour- era finito. Come di consueto a fine serata ci fu il rinfresco e purtroppo Sebastien ed io non trovammo un momento per stare soli e parlarci chiaramente.

Nella mia mente sapevo che non dovevo cantar vittoria, che forse lui si sarebbe dimenticato di me; una semplice sarta come tante, ma il mio cuore mi diceva di continuare a sperare.
Giunse il momento di ritirarci e tutto ciò che fui in grado di fare fu salutare Urs, Carlos, David e Sebastien con una stretta di mano e con un “ciao” tremolante.

Mentre ripercorrevo la strada che mi portava al parcheggio della corriera riservata allo staff, mi convinsi di essere ottimista: avrei fatto di tutto per riottenere l’incarico per l’anno successivo.
Quello che io non potevo sapere era che in una lettera indirizzata al mio capo, qualcuno m’aveva elogiata per la mia professionalità e caldamente richiesta per il nuovo tour mondiale che si sarebbe svolto a distanza di pochi mesi.

Il bottone aveva finalmente ritrovato la sua giacca.


Fine


Ecco qua! Ah so che la distribuzione delle parti in Somewhere è diversa ma per esigenze "di copione" ho fatto finta che Sebastien comincia a cantare da solista solo dopo il primo ritornello. Ora che questa è finita proverò a cimentarmi in qualche altra piccola storiella.
Oltre a ringraziare Paola 79 e fiorecuin devo ringraziare Giulia che mi ha aiutato a ritoccare qualche piccola frase qui e là che non era scorrevole.

Un bacione!
 
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vannabi
view post Posted on 27/5/2009, 17:59




Maggie...premetto che il 3° capitolo non lo ho ancora letto (stasera me lo gustero' con calma)...ma inizio a dirti che il tuo racconto mi piace un sacco...di solito non leggo romanzi o racconti, ma sono sincera, il tuo modo di scrivere è accattivante...ti prego continua...penso che anche le altre dive siano concordi con me... image
ehm ehm...senti non è che magari image nelle tue ispirazioni ci metti ...così a caso....URS motociclista???????
grazie....!!! image image
 
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fiorecuin
view post Posted on 27/5/2009, 18:19




wow bravissima, anche a Giulia.. davvero brave... io leggo moltissimo.... per me i libri valgono più dei gioielli e ..infatti ho molti libri e niente gioielli!! Non so cosa tu voglia fare da grande, nè che studi...però io mi prenoto come lettrice.. ah.......sììì Urs omu...(belle le battute che hai messo in quella bocca stupenda)...BRAVA
 
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Cuicani
view post Posted on 27/5/2009, 18:38




belloooooooooooo!!! complimenti cara! :lol:
 
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*Maggie*
view post Posted on 27/5/2009, 19:42




Grazie per i complimenti!

Per fiorecuin: ho fatto prima le magistrali e adesso faccio Lettere, ma la passione dello scrivere è...genetica, mia nonna scriveva poesie ed io scrivo da quando ero piccola, perciò diciamo che sono un pò "allenata", magari cosette da niente come questa fanfiction, ma pur essendo un nonnulla quando scrivo mi rilasso! Grazie ancora per i complimenti!

per vannabi: grazie anche a te che hai letto la storia nonostante leggere non sia una tua grande passione! proprio per questo l'aggettivo "accattivante" relazionato da te alla mia storia lo rende un complimento ancor più grande!!

per cuicani: grazie di nuovo!! So che anche tu scrivi, perciò magari tra stasera e le prossime leggerò qualche tuo lavoro!!


GRAZIE E UN BACIO A TUTTE!!
 
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Cuicani
view post Posted on 28/5/2009, 01:40




QUOTE (*Maggie* @ 27/5/2009, 13:42)
per cuicani: grazie di nuovo!! So che anche tu scrivi, perciò magari tra stasera e le prossime leggerò qualche tuo lavoro!!

jejeje... non c'è di che, meriti tutti questi complimenti :lol:

i miei lavori? :wub: jeje, certo che io scrivevo, infatti postavo due fic sul sitone... ma ho smesso di scrivere (hehe... qualche problemi di tempo e di morale)... quelle che sono già scrite, dovrei tradurle in italiano per postarle qui... forse finendo questo semestre a scuola lo possa fare..

cmq grazie di incoraggiarmi... :lol:
 
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StregaPerAmore
view post Posted on 28/5/2009, 19:07




VERAMENTE ... VERAMENTE ... VERAMENTE ... BELLISSIMOOOOOOOOO IL TUO RACCONTO ...

COMPLIMENTISSIMI ... image

WWEEEEEEE ... ASPETTIAMO I PROSSIMI ... NE' ... image
 
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*Maggie*
view post Posted on 28/5/2009, 22:43




GRAZIE INFINITE!

ho già in serbo una storia per le ubers, ma è da rifinire, forse entro i prossimi giorni l'aggiusto e la inserisco...spero di non deludervi!

 
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Cuicani
view post Posted on 29/5/2009, 02:41




QUOTE (*Maggie* @ 28/5/2009, 16:43)
GRAZIE INFINITE!

ho già in serbo una storia per le ubers, ma è da rifinire, forse entro i prossimi giorni l'aggiusto e la inserisco...spero di non deludervi!

che belloooooo!!! solo c'è un problema... non capisco il serbo :cry:

EDIT-----------

ah, volevo dirti un'altra cosa... grazieeeeeeee!! ti starai domandando perchè.... mi hai inspirata a scrivere ancora... visto che sarà per me difficile di tradurre i miei fics (non sono così brava in italiano), ho pensato a una nuova idea, un pochino più corta, ma spero che la troverai piacevole

grazie ancora!!
 
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*Maggie*
view post Posted on 29/5/2009, 08:49




CITAZIONE (Cuicani @ 29/5/2009, 03:41)
CITAZIONE (*Maggie* @ 28/5/2009, 16:43)
GRAZIE INFINITE!

ho già in serbo una storia per le ubers, ma è da rifinire, forse entro i prossimi giorni l'aggiusto e la inserisco...spero di non deludervi!

che belloooooo!!! solo c'è un problema... non capisco il serbo :cry:

Scusa ho usato una parola ambigua (dal doppio significato)! "in serbo" può significare il linguaggio serbo ma in italiano dire "ho in serbo qualcosa per te" significa anche "avere pronto qualcosa di riservato per te", quindi la frase "ho già in serbo qualcosa per le ubers" significa che ho pronta una storia per le ubers, dedicata a voi.

Quindi non ti devi preoccupare la storia sarà in italiano soprattutto perchè non so parlare nè scrivere...in serbo! :P

Sono contenta che riprenderai a scrivere e se non sei sicura su alcune frasi, se vuoi scrivimi pure! Poi se vorrai mi insegnerai qualche parola nella tua lingua! ;)
 
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54 replies since 26/5/2009, 09:48   588 views
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