IL DIVO ITALIA

Urs: I Believe In You

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StregaPerAmore
view post Posted on 25/10/2009, 21:23




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Ho avuto molti momenti notevoli nella mia vita, ma niente supera quello che spicca nella mia memoria. E’ successo alcuni anni fa, proprio dopo che ho finito l’esecuzione di Simon Boccanegra a Salisburgo, Austria. Ho lasciato subito il palcoscenico, sono saltato sulla mia vecchia Harley Davidson e ho viaggiato per 1.200 Km nella notte, per 11 ore. Perché? Perché ero innamorato e volevo essere con la mia ragazza di allora ad Amsterdam.

La notte mia piaceva essere re della strada, un’esperienza di totale euforia e libertà. Tutti i miei sensi si intensificavano, mi sentivo sintonizzato con il vento e l’aria, il sorgere del sole, l’albeggiare del nuovo giorno. Fu un’indimenticabile esperienza, una di quelle rare occasioni quando senti veramente di essere vivo.

Non sono sicuro se il seguito è realtà o invenzione, ma qualcuno una volta mi disse che gli antichi Greci avevano una sola domanda quando un uomo o una donna moriva: “Avevano una passione?”. Posso solo dire che, grazie a questa memorabile corsa in moto, ho capito perché questa domanda è considerata importante, e io posso rispondere: “Si, ho una passione nella mia vita”.

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Eravamo 5 figli nella mia famiglia - 3 ragazze, mio fratello ed io - e quando mio padre se ne andò via da noi, mia madre, che era mugnaia, dovette crescerci completamente da sola. Riuscì a darci un infanzia felice nel paese di Willisau, Svizzera.

Il rispetto per mio padre derivò da quando avevo circa 7 anni. Un giorno invernale mi portò a vedere le anatre e gli aironi che erano nel lago del nostro paese. Il lago era ghiacciato, mi staccai da lui e corsi sul ghiaccio, improvvisamente si frantumò e sprofondai nella profondità del lago. Si chiuse sopra la mia testa, i miei occhi, le orecchie, il naso e la bocca si riempirono di acqua ghiacciata. Prima di avere il tempo di realizzare cosa stava accadendo, mio padre mi raggiunse in acqua e con uno strattone mi tirò fuori. Giusto in tempo, se lui non fosse stato così veloce, io non sarei qui a raccontare quest’episodio. In un paese con gli inverni freddi come la Svizzera, ognuno è consapevole che il ghiaccio è un rischio. Ricordo distintamente che avevamo un libro dove c’erano delle illustrazioni che mostravano cosa fare quando qualcuno cade nel ghiaccio. Ci aveva un poco spaventato, quando eravamo piccoli, ma certamente non ci tratteneva dal “camminare sul ghiaccio” ogni volta che ne avevamo la possibilità.

Una volta che abbiamo superato lo shock iniziale per la partenza di nostro padre, siamo riusciti a sopravvivere senza di lui. Ero sempre molto consapevole, comunque, di come mia madre doveva lavorare duramente e dei pochi soldi che avevamo, e io cercavo sempre di aiutare. Durante la mia prima vacanza scolastica, avevo 8 anni, lavorai in un supermercato, e da allora non ho ancora finito di lavorare. Per un breve periodo, all’età di 11 anni, lavorai in una ditta di mobili, e all’età di 14 anni, distribuivo giornali, lavoravo durante le vacanze scolastiche, poi lavorai per 11 mesi in un magazzino come autista di muletti.

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Durante i miei anni scolastici, sebbene fossi sempre molto fortunato ad avere contributi, ho continuato a fare ogni sorte di lavoro part-time, facevo ogni tipo immaginabile di lavoro. Mi sono estremamente divertito con questo genere di lavori fisici. Prima di iniziare gli studi professionali di musica, ho cantato in molti concerti d’oratorio e recitals, questo mi permise di vivere con i soldi che avevo guadagnato ed avevo una vita tranquilla. Da allora, non ho più avuto paura di non poter avere mezzi di sostentamento. Per quanto io posso ricordare, mia madre ha sempre creduto in me, così, grazie a lei, sono cresciuto credendo in me stesso, credendo ho potuto fare qualsiasi cosa. Sono molto orgoglioso di questo, ed è una delle ragioni per cui io adoro cantare “I Believe In You”. Mi ricorda mia madre, di quei giorni.

Forse perché mio padre se ne era andato, quando ero molto giovane, fui sempre determinato che quando sarei cresciuto, sarei stato un grande uomo forte, come i cavalieri e i Vichinghi che vidi nei quadri e nei film e che lessi nei libri, qualcuno che può far fronte ad ogni situazione. Oggi, mi affascina la gente che ha il controllo dei propri destini, in ogni situazione.

Ho sempre contato su me stesso e sono molto fortunato ad essere cresciuto in Svizzera. E’ situata al centro dell’Europa occidentale, ma fuori da essa politicamente, è un bellissimo paese molto speciale e io sono molto orgoglioso di questo. I ghiacciai svizzeri sono chiamati, talvolta, “le torri d’acqua d’Europa” perché forniscono alcuni dei più grandi fiumi dell’Europa occidentale e le catene montuose – il Jura ad ovest e le Alpi svizzere a sud e ad est – sono magnifiche.

Willisau, il nostro paese, ha una popolazione di soli 6.500 abitanti, e quando sono diventato grande, c’erano 5 bande di motociclisti. Suppongo fosse così, perché molte persone abitano sulle colline e una motocicletta è un mezzo di trasporto economico e veloce. Ma era anche un simbolo di libertà ed indipendenza e non sorprende veramente che, motociclette e la cultura della motocicletta, divenne, ed è rimasta, una delle mie passioni.

Ero così appassionato di motociclette, comprai la mia prima motocicletta quando avevo 17 anni, anche se in Svizzera devi avere 18 anni per guidarne una. La usavo solo la sera per fare pratica senza nessuna conoscenza e senza genitori. Tre anni dopo comprai la mia prima Harley Davidson con i soldi dei miei lavori risparmiati per anni. Aveva delle lunghe fantastiche forcelle con un alto manubrio. Ero così triste quando sono andato in Olanda e l’ho venduta, perché avevo bisogno dei soldi per continuare i miei studi all’estero. Essere studente significava essere sempre tirato con i soldi. Quando avevo trent’anni, tutto quello che potevo permettermi era una Honda Goldwing, vecchia di 17 anni, per 500 pounds, che ho restaurato da solo. Quella motocicletta è superba. La possiedo ancora e ne sono veramente orgoglioso.

Questo particolare amore della mia vita, ebbe inizio quando avevo 16 anni e andai all’estero per la prima volta nella mia vita. Io e altri 3 ragazzi della scuola, durante le vacanze estive, andammo nel sud della Francia con le nostre motociclette e in qualche modo finimmo in un campeggio alla buona di motociclisti. Durante tutta la notte c’erano grandi Harley rombanti e un mattino, mentre andavamo in spiaggia per una nuotata, 2 motociclette vennero verso di noi durante il sorgere del sole. Posso ancora vedere chiaramente le loro “silhouettes”… ed io divenni fanatico per sempre !

Le mie maggiori passioni sono sempre state la mia musica e le mie motociclette. Da allora, sono affascinato dai “choppers” e non importa dove sono o cosa stia facendo, se ne vedo o ne sento uno in strada, mi devo fermare e dare uno sguardo.

Ho iniziato a personalizzare la mia moto quando ero un adolescente e mi ha ispirato. Vent’anni dopo, ho ancora un sacco di idee in testa su come mi piacerebbe modificare questa o quella motocicletta. Si tratta solo di qualcosa che tiene occupato il mio cervello. Poi, naturalmente, vi è la pura gioia di guidarle. Io amo il rumore di una Harley, che è completamente differente da quello di una motocicletta giapponese da corsa. Una Harley ben sintonizzata ha un soddisfacente profondo ruggito terroso. A volte quando giro con una delle mie grandi moto lungo una strada, sporgo il mio corpo, per quanto posso da un lato per guardare la ruota anteriore che gira sull’asfalto. Io adoro questa sensazione di peso e potenza, avere 300 chili di metallo pesante vibrante sotto di me, mentre il controllo è solo con un colpo del polso.

Inevitabilmente, essendo giovane con la sensazione di essere selvaggio e libero su una moto, e volendo sempre spingere la mia abilità al limite, ho avuto diverse esperienze vicine alla morte. Queste sono abbastanza comuni in normali condizioni della superficie stradale, ma ancor di più su strade ghiacciate come quelle in Svizzera. Quando vai a sbattere contro un cumulo di neve o colpisci i pezzi di ghiaccio nero, il tuo cuore corre veramente una maratona e l'adrenalina scorre in un inarrestabile flusso attraverso le vene. Dopo alcuni anni, tuttavia, quando ho iniziato a portare la mia ragazza, una delle mie sorelle, o anche mia madre sul sedile posteriore per un bel giro sotto il sole, mi sono reso conto che avevo la responsabilità dei miei passeggeri e questo ha fatto cambiare il mio stile di guida. Oggi, penso di essere un motociclista molto cauto e sicuro.

Detto tutto questo, il momento più spaventoso che io abbia mai vissuto non era sulla strada, ma nel corso di un bungee jump da una funivia, sulle Alpi svizzere. Mi piace pensare di me stesso proprio come un uomo molto coraggioso, ma che una volta saltò fuori da una cabina. In quell’istante, non senti la corda per il salto intorno alle caviglie e pensi: "E’ ok, sono sicuro", tu sei esattamente a conoscenza che sei fuori all'aria aperta con nulla a cui attaccarti, mentre cadi a terra. Nonostante la mia paura, quel salto è stato un eccezionale regalo di compleanno di mio padre e lo farei di nuovo in qualsiasi momento.

Stranamente, visto i pericoli a cui mi sono esposto, non mi sono mai rotto le ossa, ma, siccome sono romantico per natura, ho avuto spesso il cuore spezzato. Quando ero adolescente mi sono innamorato pazzamente molte volte ed ero assolutamente sconvolto quando la ragazza mi respingeva. Quando avevo circa 24 anni, ricordo di essere stato molto attratto da una ragazza al Conservatorio di Amsterdam. Ma lei non mi prese sul serio. Lei giocò con i miei sentimenti, mi prendeva e mi lasciava a secondo del suo umore. Lei trattava l’amore come se fosse un gioco e mi ha veramente spezzato il cuore. Mi ci sono voluti 2 anni per riprendermi da questo.

Quelle 2 esperienze premature non hanno avuto effetti dannosi per molto tempo, ma probabilmente hanno contribuito alle difficoltà che ho incontrato quando ho dovuto fare la prima mossa quando avevo circa 20 anni. Ad alcune persone, queste cose, vengono naturali, è solo questione di uscire e incontrare qualcuno e il resto è facile. Ma io ero molto inibito e trovavo difficoltà ad iniziare una conversazione con le ragazze da cui ero attratto. Non sono più stato single da quando avevo 19 anni, qualcosa deve essere successo. Oggi, naturalmente, le cose sono completamente differenti. Suppongo che, se io fossi single, in piedi sul palco ed essendo cantante, è come se fosse una prima mossa.

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Denaro, il necessario a coprire le mie esigenze di base, non è mai stato importante per me, e certamente non è la prima motivazione della mia vita. Malgrado non avessi un padre durante gli anni della mia adolescenza, mi sono sempre sentito sicuro. Forse questo è perché vengo da una grande famiglia ed ho sempre saputo che le cose sono veramente difficili. Io mi sento ancora così, oggi. Anche adesso che ho ottenuto questo tipo di successo, che io non avrei mai raggiunto, so che qualsiasi cosa possa accadere, ci sarà sempre qui qualcuno per me.

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Non fu certamente il denaro - o la ricerca di fama - che mi fece decidere di fare l’audizione de Il Divo. Ciò che in realtà mi interessò fu la sfida: una sfida da fare, io decisi, mi persuasi ad abbandonare una carriera già affermata nell’opera e afferrare l’opportunità di portare la mia voce ad un pubblico più vasto.

Mentre aspettavo la possibilità di fare l’audizione, vivevo ad Amsterdam da più di 8 anni. All’inizio ero andato lì per approfondire lo studio per la mia voce classica dopo la mia laurea in Svizzera. Prima della laurea al Conservatorio di Amsterdam avevo iniziato a lavorare alla Dutch Opera. Lì ho avuto l’opportunità di osservare da vicino, alcuni dei più grandi cantanti e direttori d’orchestra. Fu un’esperienza inestimabile per un giovane ed ambizioso cantante. Al conservatorio, ho anche beneficiato di lezioni private con il defunto tenore svedese Gösta Winbergh e il tenore francese Chrtistian Papis.

L’audizione de “Il Divo” avvenne nel dicembre 2003, nel momento in cui stavo cantando con un gruppo vocale che era stato lanciato particolarmente per una produzione teatrale di un oratorio di Handel “Samson” al “Amsterdam Muziektheater”. Un controtenore inglese nella produzione, mi disse che una casa discografica a Londra stava cercando tenori lirici. “Stanno cercando persone provenienti dal sud Europa”, mi disse, “e voci non troppo forti”. Non sapeva precisamente che progetto fosse, ma pensava che fosse qualcosa a che fare con un gruppo misto (n.d.t. misto = di diverse nazionalità).

“Tu potresti andare bene”, aggiunse, “Perché non spedisci il tuo curriculum con un paio di foto?”.

Dato che io ero un cantante indipendente, davo sempre un’occhiata per dei nuovi lavori interessanti, decisi di farlo, e poco tempo dopo fui invitato da SYCO, una casa discografica inglese, per un’audizione. Mi fu detto che mi avrebbero fatto volare a Londra, mi avrebbero prelevato in aeroporto e mi avrebbero mandato in Fulham dove sarei stato presentato a Simon Cowell. Non avevo mai sentito questo nome prima e non avevo idea chi Simon fosse. Ma, strano a dirsi, avevo recentemente pensato di lasciare Amsterdam per spostarmi in un’altra grande città europea, così pensai che sarebbe stata un’interessante possibilità di vedere qualcosa di Londra.

L’audizione, che si tenne nell’ufficio di Simon, fu molto particolare. Non c’era un pianoforte, non c’era alcun tipo di accompagnamento, solo una grande scrivania e due divani in ciascuna parte della stanza con 6 o 7 persone sedute su essi, alcune di SYCO ed alcune del gruppo che si era occupato della preparazione dell’audizione.

Una volta che eravamo tutti seduti, Simon parlò con me per circa 4-5 minuti. Spiegò che quello che lui aveva in mente, era un gruppo di cantanti classici che dovevano cantare canzoni pop, e mi fece ascoltare un paio di cassette. Una canzone, “Feelings”, era stata scritta per Celine Dion, che aveva deciso, per una ragione o per un’altra, di non distribuire. Simon disse che voleva registrarla con il suo nuovo gruppo.

Mentre lui parlava, io diventavo sempre più scettico e gli chiesi, con un tono piuttosto incredulo, “Tu vuoi me per cantare questo tipo di musica con la mia voce lirica?”. Io enfatizzai che ero un cantante classico, e che non ero preparato per fare qualsiasi altra cosa.

“Questo è esattamente quello per cui sei qui”, disse lui.

Siccome io ero felice della mia vita e della mia carriera operistica, raggiunta lentamente, ma stabile, non ero del tutto sicuro di cosa Simon mi stava chiedendo di fare. “Bene, sono felice di provare”, esitai, “ma non posso immaginare che funzioni”.

Così alla fine, mi alzai e cantai per lui. Scelsi un’aria di Donizetti “Una Furtiva Lacrima”, da L’Elisir d’Amore, e cantai senza accompagnamento. Simon seduto dietro alla sua scrivania, stava fumando una sigaretta – scoraggiante, quando sino ad allora, avete sentito solo giudizi di una giuria classica.

“Eccezionale”, disse, come una nota sbiadita, “Io lo ‘amo’ “.

Poi uscì da dietro la sua scrivania, mi strinse la mano, e mi augurò un buon ritorno a casa e disse che mi avrebbe chiamato il giorno dopo.

La chiamata della SYCO che cambiò la mia vita, arrivò nel pomeriggio del giorno dopo. Mi dissero che loro desideravano che io facessi parte del gruppo (il nome Il Divo non era ancora stato discusso) e che la registrazione era programmata all’inizio di gennaio. Il contratto e l’anticipo sarebbero seguiti all’accordo finanziario.

Io rimasi scettico, nonostante avessi passato l’audizione e avessi avuto l’offerta di lavoro. Ci pensai per 3 settimane e alla fine presi la decisione di telefonare alla SYCO ed accettai. Ero consapevole che stavo facendo un grosso azzardo con la mia carriera operistica. Il mio nome stava diventando famoso nell’ambiente classico e nessuno poteva sapere in quel momento, come sarebbe stato con Il Divo.

Furono poche le ragioni che mi aiutarono a decidere di unirmi al gruppo. Cercai consigli da molti rinomati cantanti d’opera con cui avevo lavorato ad Amsterdam e ognuno pensava che fosse una fantastica opportunità. Tutti loro erano d’accordo che l’opera era diventata molto difficile negli ultimi anni e ogni artista affermato avrebbe dovuto combattere molto duramente per fare una vita rispettabile con il canto. Anche io decisi che poteva essere il momento perfetto di lanciare me stesso in un’esperienza come questa. Ero stato il cantante solista di un gruppo rock quando ero adolescente – infatti molte persone si sono sorprese quando siamo apparsi per la prima volta davanti all’opinione pubblica come un quartetto classico misto – essere su un palcoscenico pop non era nuovo per me. Anche, per quanto il mondo dell’opera fosse preoccupante, a 32 anni ero ancora relativamente giovane e potevo comodamente perdere alcuni anni senza essere troppo vecchio per tornare, purchè mantenessi in forma la mia voce lirica.

Dopo aver iniziato a 15 anni come cantante rock, senza particolare formazione vocale, studiando poi musica classica come insegnante e cantante per quasi 10 anni, portando tutte le conoscenze e le esperienze in questo progetto, mi è sembrato di essere tornato al punto di partenza.

Solo 2 giorni dopo Carlos, Davis, Sébastien ed io eravamo riuniti ed iniziammo a registrare il primo album, Il Divo. Nessuno conosceva quali canzoni avremmo cantato. In quel momento, noi ci eravamo incontrati una sola volta e non sapevamo niente uno dell’altro o delle nostre voci. La creazione di un nuovo stile, per tre cantanti classici e un cantante pop, fu fatto passo dopo passo. Tutti noi e i produttori abbiamo avuto alcuni nastri registrati di canzoni pop e l’aspettativa di Simon Cowell era che noi rendessimo quelle canzoni incredibili. Come? “Voi siete i cantanti. Fatelo funzionare!”.

Questa fase de Il Divo fu molto rilassante per noi 4. Non avevamo ancora distribuito un album, noi eravamo sconosciuti e non era ancora successo nulla. Ma il punto di vista della casa discografica era che c’era molto da fare per Il Divo. Tuttavia, ci avevano dato tutto il tempo necessario per prepararci. Grazie alle date uscita del nostro primo album, per molto tempo abbiamo viaggiato in molti paesi, trascorrendo pochi giorni in ognuno di essi, facendo promozione, interviste e cantando. Non avevamo idea allora che questi giorni non sarebbero stati gli ultimi, che il nostro album sarebbe uscito in tutto il mondo e più o meno nello stesso momento, e che tutto sarebbe diventato molto” pressurizzato”. Con i seguenti albums, arrivammo a visitare fino a tre paesi diversi in un giorno o volando per tre volte avanti e indietro sull’Atlantico in una settimana, per promozioni e apparizioni. Forse è stato un bene non sapere questo all’inizio!

Carlos, Davis, Sébastien ed io, ovviamente, non ci siamo scelti l’un l’altro, e forse non lo avremmo fatto, se fossimo stati coinvolti nella decisione. Essendo diventati pupilli di Simon, fummo immersi tra di noi completamente, o forse dovrei dire, “mescolati come in un crogiolo”. Quattro ragazzi che sanno il fatto loro, potrebbero essere benissimo una ricetta per il disastro, ma, anche se a volte c’era incertezza, siamo riusciti a conoscerci l’un l’altro e imparato a fare i necessari adeguamenti.

Carlos è un ragazzo molto energico, è molto “rumoroso” e orgoglioso, e non è sempre facile averlo attorno. Una volta sentii una sua registrazione di quando aveva otto anni, ed era già là, anche se era giovane. E’ un vero talento. La stessa cosa per Sèbastien. Lui ha una meravigliosa voce naturale con una bellissima intonazione. Personalmente – e perdonatemi per il “cliché” - lui è un “vero” francese. Come molte persone francesi, è tendenzialmente drammatico, a fare montagne su montagne. David è un buon ragazzo, intelligente, molto aperto e interessato al benessere di tutti, mai aggressivo od offensivo. A volte lui può essere anche una “bambinone”, che può essere divertente da morire dal ridere o leggermente fastidioso, suppongo dipenda dal mio umore. Ma lui è uno con cui puoi veramente parlare.

La verità è, noi abbiamo le nostre difficoltà, ma a me piacciono veramente tutti.

Come per me, io ritengo di essere tipicamente svizzero in qualche modo. Sono molto privato e un po’ distante, abbastanza complessa come personalità, e mi piacciono le cose pulite e fatte in modo corretto. Che ha molto a che fare con la mia educazione e l'istruzione. E’ parte della mentalità svizzera essere molto corretti e precisi, negli altri paesi è meno. In Svizzera, ritengo, siamo tutti molto umani. Spesso la gente mi dice che accedere al vero me stesso, è difficile – qualche volta impossibile. Uno dei miei pregi, comunque, è che sono molto paziente. Questi giorni, ho provato, per lo più, ad essere me stesso e rimanere molto tranquillo, calmo, controllato e sensibile, e spero di aver portato queste qualità nelle nostre discussioni di gruppo.

Penso che se Carlos, Davis, Sébastien ed io fossimo della stessa nazionalità, potremmo comprenderci più facilmente. Così, il fatto che veniamo da culture differenti può a volte creare problemi. Noi tutti abbiamo personalità piuttosto estreme, e ci sono momenti in cui noi dobbiamo stare attenti gli uni con gli altri se vogliamo evitare interpretazioni errate e ferirci nei sentimenti. Non tutti sempre lo fanno, e sono sicuro che gli altri ragazzi non hanno idea di come io mi comporto.
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Generalmente noi siamo rilassati, ci prendiamo in giro a vicenda e insieme ci divertiamo. Quando dobbiamo prendere importanti decisioni che riguardano il gruppo, cominciano le discussioni. Le cose si possono “scaldare” con tutto l’ego presente nella stanza, soprattutto in considerazione dello stress dei viaggi, delle prove e della gestione di tutti gli alti e bassi di questa fantastica avventura. Ma tutta la passione e l’energia c’è anche quando andiamo sul palco insieme, e per me è chiaramente una delle parti magiche de Il Divo. E se tutto fosse armonioso e bello, tutto dolce e leggero, giorno dopo giorno, sarebbe davvero noioso. Ho imparato come gestire la mia frustrazione e la mia rabbia, altrimenti non avrei un capello in testa.

Ho anche accettato che sono una persona a cui piace – e serve – molto spazio intorno a me. Ci sono spesso momenti in cui riconosco di avere avuto di più di altre persone per il momento. Non solo degli altri ragazzi, ma di tutti. Non sono veramente capace di rimanere con il gruppo per molto tempo. Esco molto raramente con il gruppo al di fuori del nostro orario di lavoro. Io raggiungo sicuramente i ragazzi per la cena, se è il compleanno di qualcuno, per esempio, ma generalmente preferisco andare in palestra, passeggiare in città o esercitarmi con la chitarra. Tutto ciò che mi piace al di fuori de Il Divo.

Suonare la chitarra è una delle mie passioni, e c’è ancora molto altro che voglio realizzare con essa. Ho scoperto tanto tempo fa che la corrente dell’Heavy Metal, che io adoro, era musica classica alcuni secoli fa. Quando ho ascoltato la grande opera o le sinfonie, ho potuto sentire che i ritmi, gli accenti, i veloci “tremolos” [termine musicale – tremante], anche le progressioni degli accordi sono tutti lì. Non c’è niente di nuovo riguardo l’hard rock.
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Ma la mia passione per la chitarra non conosce limiti. La mia collezione è continuamente in crescita ed immagino che dica qualcosa di me che ora conosco la maggior parte dei negozi in tutto il mondo dove vendono chitarre, anche se non ho visto la grande parte delle città dove si trovano i negozi.

Dal primo momento la nostra “odissea” Il Divo è stata una grande avventura. Quando abbiamo iniziato avevamo le stesse ambizioni: diventare artisti e cantanti di altri tipi di pubblico. E noi ci siamo affermarti insieme. Sino dalla prima memorabile “performance” al Henley Festival nell’estate del 2005, abbiamo fatto molti shows in giro per il mondo. Penso – e sono quasi certo che Carlos, David e Sébastien sarebbero d’accordo – che i momenti in cui noi siamo sul palco insieme e cantiamo dal vivo sono quelli che tirano fuori il meglio di noi stessi.

Io amo cantare sul palco. L’emozione delle canzoni mandano un brivido lungo la mia schiena. “Sento” la musica, sono appassionato di musica. In quel momento è tutto ciò che mi serve. Ci sono canzoni, come “Caruso”, quando sono sul palco e penso, “Oh, Dio, questa è così meravigliosa”. Non mi importa se la sala era vuota. Nei primi giorni de Il Divo, ero solito dire questo a Carlos, Sébastien e David, ma non credo che mi abbiano veramente creduto. Tuttavia è vero che non ho bisogno di tutta la fama, è il procedimento di fare musica che soddisfa un mio bisogno profondo. Ottengo così tanto da esso. Dopo un’esibizione, non sono capace di dormire fino alle 2 o alle 3 di notte, perché ho un grande afflusso di adrenalina. Quando vivevo ad Amsterdam, cantando opere, andavo a casa e ascoltavo ancora tutti i pezzi fino alle prime ore del mattino. I miei amici e i miei colleghi pensavano che io fossi completamente pazzo. Ma questo è quella che la musica mi fa.

Fortunatamente siamo abbastanza fortunati da non avere mai avuto concerti con sale vuote. Il nostro primo Tour Mondiale è stato visto da più di un centinaio di migliaia di persone solo nelle isole britanniche, e il secondo è stato ancora più grande. Non avremmo mai avuto la possibilità di cantare davanti a molte persone se fossimo andati sul sicuro e riposare sugli allori nel mondo l'opera.
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Sin da quei primi giorni, noi abbiamo acquisito molte esperienze e conoscenze riguardo agli affari del pop. Se ciò che facciamo continua a funzionare, sarà perché noi buttiamo sempre anima e corpo in questo. Non tutti sanno che Il Divo è nato in UK, sebbene nessuno di noi è inglese. Ma ogni volta che torniamo, i nostri fans ci accolgono con un caloroso benvenuto. Si sente che è la casa naturale de Il Divo.

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All'inizio, in particolare prima del nostro primo album,le poche apparizioni che abbiamo fatto negli studi televisivi sono state assolutamente degli incubi. Ci chiamavano nelle prime ore del mattino per le prove anche se la nostra canzone durava solo 3 minuti e in realtà non registrassimo fino alle 6 del pomeriggio. Per il resto del giorno stavamo seduti in una piccola stanza con 10 persone con assolutamente niente da fare. Lasciavamo l’hotel che era ancora buio e non uscivamo dallo studio televisivo prima che il sole fosse tramontato, perdavamo tutto il giorno per un paio di minuti sullo schermo. Oggigiorno, molte delle nostre visite agli studi televisivi sono molto veloci. Noi non possiamo più fare così, aspettare e non fare nulla.

Abbiamo fatto ripetute apparizioni in molti show televisivi negli anni passati. In particolare, gli studi televisivi di GMTV a Londra che, quando eravamo a Londra, erano quasi diventati la nostra seconda casa. Conosciamo ormai tutto degli studi e conosciamo le facce di chi ci lavora, così bene che andare lì è come fare una passeggiata prima di colazione.

Fare le prove negli studi televisivi può essere molto difficile, perché l’attrezzatura di solito non è così sofisticata come quella che ci portiamo in tour. Gli studi televisivi sono spesso equipaggiati per un solo cantante, piuttosto che 4 voci che cantano insieme, così noi facciamo qualsiasi cosa che possa facilitarci. Sébastien ed io usiamo entrambi l’auricolare ogni volta che gli studi ce li possono fornire, rende molto più semplice la fase di miscelazione del suono, così il tecnico deve solo trovare il bilanciamento delle voci di David e Carlos. Seb e io abbiamo entrambi la miscela di suono nelle nostre orecchie, che sono adeguati alle nostre richieste personali senza preoccuparsi di chiunque altro.

Quando siamo negli studi di registrazione per la produzione degli albums, in realtà non registriamo mai insieme. Ogni tanto solo uno di noi entra in cabina. Sfortunatamente questo non è molto romantico, ma è una tecnica necessaria per raggiungere la più alta qualità possibile e la purezza del suono. Registrare è diventato molto semplice, rispetto all’inizio, perché, con tutta l’esperienza che abbiamo acquisito nei tour, conosciamo ora molto bene le altre voci. Condividere le entrate musicali e l’arrangiamento delle armonie sono diventate molto più evidenti, e i nostri produttori hanno una chiara idea del suono de Il Divo rispetto a quello che aveva all’inizio.

Di solito trovo deprimente stare seduto in uno studio tutto il giorno, aspettando il mio turno. Qualche volta compaio alle 10 del mattino e in realtà non registro nulla fino alle 10 di sera. Così ho iniziato a rimanere in alberghi che sono vicini agli studi. Nel primo giorno di registrazione, andiamo tutti insieme allo studio per ascoltare qualche canzone e poi decidiamo chi comincia. Carlos normalmente preferisce registrare per primo. Quindi se è seguito da Sébastien e David, so di non essere necessario per i prossimi 2 giorni e posso andare a lavorare fuori o andare in giro. Se il programma cambia mi chiamano telefonicamente.

Quando abbiamo registrato “I Believe In You”, che fu scritta da Per Magnusson e David Kreuger, con Celine Dion per “Ancora”, Celine ha registrato la sua parte della canzone a Montreal. Sarebbe stato bello per noi incontrala, ma non era veramente necessario. Abbiamo poi avuto l’onore di cantare con lei circa 2 mesi dopo a Parigi. Eravamo là per promuovere i nostri rispettivi albums, e Celine era spesso negli stessi programmi televisivi con noi. Ci furono molti momenti divertenti con la sua guardia del corpo, che era sempre in piedi fuori dal suo camerino. Un ragazzo veramente grande e muscoloso, aveva sul suo viso un inconfondibile “non entrate in contatto con me o la signora” ogni volta che passavamo davanti al camerino. Fu solo dopo che capì chi noi eravamo – e capì che Celine era completamente al sicuro con noi – che cominciò a sorriderci, che fu presto seguito da una calorosa stretta di mano.

Come per Celine, non avevamo avuto la possibilità di parlare con lei e conoscerla, ma durante il primo spettacolo, che abbiamo fatto insieme, ci ha salutato con un bacio sulla guancia. Noi abbiamo iniziato a parlare facendo gli sciocchi insieme. Lei fu così piacevole, una persona calorosa che sentii che ci eravamo conosciuti a vicenda per sempre, e visto che lei è una cantante fantastica, penso di essere stato colpito da una stella!

Ma malgrado la fama, i fans, i tour, le performance televisive, incontri con grandi artisti come Celine Dion, e tutto il resto che mi è successo da quando sono con Il Divo, sono sempre stato più interessato alla musica che a diventare una “star”.

Quando canto sul palcoscenico, tutta la mai energia e il fuoco vanno in ogni nota che sto cantando belle ed espressive come posso, sempre con un occhio prudente alla mia tecnica. I miei pezzi ne Il Divo coprono un intervallo molto grande e il passaggio fra la voce più bassa e più alta in un quartetto è una vera sfida. Ci sono molti canti forti nei finali delle canzoni, e penso che se noi non sapessimo esattamente quello che stiamo facendo, potremmo facilmente danneggiare le nostre voci, particolarmente con il numero di performances in sei mesi di tour.

Mi piace essere parte del gruppo. Ho sempre condiviso il palcoscenico con altri artisti. Come quando cantavo i “Leid recitals”, ero con un pianista. Nel corso della mia carriera, non ricordo un solo momento in cui ero solo. E’ sempre stata una “nostra” situazione, così condividere il palcoscenico con altri 3 ragazzi è per me, in un certo senso, naturale. E’ molto confortante e rassicurante sapere che non sei solo lì e c’è sempre qualcuno a cui appoggiarti quando mi sento agitato.

Fin dall’inizio, Carlos, David, Sébastien ed io siamo stati apprezzati per la nostra musica e non per il nostro aspetto, e, naturalmente, eravamo depressi quando, un tempo, molti critici dichiararono che eravamo “conveyor-belt” [nastri trasportatori], un gruppo costruito a cui è più difficile sfondare nel settore della musica, rispetto agli altri. Ma ogni volta che uno di questi critici parla in questo senso, le risposte dei nostri fans in massa ci aiutano a battere sempre più record. Mai così tante persone, che sanno che noi non siamo solo un altro ingranaggio della macchina musicale di Simon Cowell, sono state così pronte a rassicurarci, ognuno di noi ha dimostrato che avevamo talento prima di essere Il Divo, e che le nostre carriere affermate parlano per noi. Naturalmente, visto che noi abbiamo avuto un’istruzione classica, trovammo frustrante non essere presi sul serio da alcuni giornalisti, ma, alla fine, è sempre difficile per noi prendere le critiche troppo a cuore quando abbiamo dei fans così meravigliosi.

Abbiamo fatto molta strada in poco tempo che, a mio avviso, siamo arrivati ad un punto che possiamo affrontare tutte le critiche. Studi TV, macchine fotografiche e giornalisti non ci spaventano più. E anche quando ci sono chiacchiere su questo o quello, si sa sempre che alla fine, tiriamo la stessa corda tutti insieme.

Molti dei giornalisti che incontriamo sono piacevoli, ma può essere irritante quando dopo leggi l’articolo e vedi che hanno deliberatamente distorto qualcosa che tu hai detto a loro in buona fede. Io fui veramente offeso da un cronista che mi intervistò 2 giorni dopo che mi operai agli occhi. Quando entrai nel ristorante, mi presentai e dissi, “Spero mi scuserà per gli occhiali scuri, ma ho subito un intervento agli occhi”. Lui non mi ascoltò e quando mi guardò, sogghignò e disse, “Beh, che è sta roba? E’ morta tua madre?”. Quando uscì l’articolo, lessi che lui aveva scritto: “Urs è venuto con dei fastidiosi occhiali da sole e li ha tenuti per tutta la durata dell’intervista nel ristorante buio”. Questo è ciò che aveva scritto di me. “OK”, mi sono detto, “Non gli rilascerò mai più un’intervista”. Il tono che lui usò nell’articolo faceva di me un’immagine negativa come un arrogante impostore, e tutto perché ero sofferente dopo un’operazione agli occhi.

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Penso spesso in questi giorni, quando sono in giro per il mondo, se avessi una settimana da vivere, cosa farei? E non c’è nulla che posso pensare che io debba fare assolutamente prima di morire. So che è terribile, ma è vero. Mi sento come se avessi già compiuto tanto nella mia vita, anche al di là dei miei sogni, ed in realtà sono molto felice ed orgoglioso. Quindi non farei nulla di speciale. Naturalmente, c'è ancora tanto da fare nella mia vita. Mi piacerebbe perfezionare il mio canto e la chitarra e diventare più abile con il pianoforte, la batteria, il basso e il violino, che ho anche suonato da studente, ma non posso realizzare tutto ciò in una settimana, posso? Quindi, perché preoccuparsi!

La verità è che ho già visto, ho già fatto e ho già avuto più di quanto abbia mai desiderato, e anche se sono sicuro che ci sia ancora molto a venire, se sapessi di tutto ciò, probabilmente mi dispiacerebbe di mancare, ma non mi preoccupa realmente. Io credo che si deve cogliere l’occasione, vivere il momento, sono consapevole della precarietà della vita. A volte penso di essere una persona che non è molto legata alla vita. Perché? Certamente amo essere vivo ed assolutamente capisco perché molta gente è scioccata quando parlo in questo modo. “Soffri di depressione?” mi chiedono. No davvero, certamente non in senso medico. Depresso potrei essere stato occasionalmente, ma non ho avuto un pensiero suicida da quando ero un adolescente che fa fronte all'amore non corrisposto e, un pò più tardi, quando ho pensato che sarebbe stato meglio morire se non avessi ottenuto nulla con il mio canto, non raggiungere mai uno dei miei obiettivi. Oggi mi vedo come una delle persone più fortunate della terra.

Solitamente sono molto introverso e molte volte do un senso metafisico alle cose. Diventare membro di uno dei gruppi pop di maggior successo degli ultimi anni, mi ha reso un po’ più socievole. Ma, sfortunatamente, ho molto meno tempo per rilassarmi e godermi i piaceri semplici della vita, da quando faccio parte de Il Divo. La nostra esistenza è, necessariamente, molto disciplinata. E’ un po’ come tornare a scuola ed essere gestiti da campanelle e orologi. Dobbiamo essere molto disciplinati, naturalmente, e visto che questo fa comunque parte della mia natura, non mi va sempre bene. Io sono molto duro con me stesso, che può creare difficoltà perché sono propenso a pensare che anche le altre persone siano dure con se stesse. Sto imparando, però, che se le persone non sempre vivono secondo il mio standard, è importante non essere troppo critico. Ci sono momenti in cui devo dirmi che io vivo la mia vita a modo mio, e le altre persone vivono a modo loro, e io non ho il diritto di giudicare cosa è bene o no per loro. Rimane il fatto, però, che con milioni di persone che ascoltano la nostra musica e centinaia di migliaia che aspettano i nostri concerti ogni anno, abbiamo un’enorme responsabilità, e non è sempre facile essere all’altezza.

Posso sottolineare che, nonostante i lati negativi della vita de Il Divo, mi considero un uomo fortunato. Mi è sempre sembrato di vivere il sogno di un’esistenza, e se sono abbastanza saggio, lo sarà sempre. Non dovrò mai preoccuparmi di avere denaro sufficiente per vivere. Posso – e spesso lo faccio – vivo nel lusso, ma non sono dipendente da esso, non è necessario. Per me, la vita non è Avere, ma Essere, e il mio obiettivo è di essere il più intelligente possibile, ottenere tutto quello di cui ho bisogno ed alcune cose che voglio, e poi per il resto mi accontento di tutto. Qualunque parte della mia vita deve ancora venire, quella è come vorrei che fosse.

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Il nostro secondo album, “Ancora”, è uscito nel novembre 2005, ripetendo ciò che oggi è considerato come il risultato storico della nostra prima volta dal debutto al numero uno nella classifica del Regno Unito per poi raggiungere la posizione numero uno in altri dieci paesi. Negli Stati Uniti, l’incredibile debutto di “Ancora” al numero uno seguì l’uscita del nostro album natalizio, “The Christmas Collection”, solo quattro mesi prima, che è diventata la più alta vendita di album di Natale laggiù nel 2005.
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Quasi incredibilmente, alla fine del 2005 avevamo venduto dieci milioni di album e ricevuto 80 dischi d’oro e di platino, e tutto è stato ottenuto senza concerti e senza chele radio avessero trasmesso le nostre canzoni, praticamente inascoltati.

L’uscita di “Ancora” ci confermò come l’atto lanciato con più successo in tempi recenti, poiché avevamo realizzato vendite ineguagliate da qualsiasi altro nuovo artista nel corso degli ultimi anni

“Siempre”, il nostro terzo album, fu registrato dopo la fine del lungo tour della prima metà del 2006 per cui siamo stati in grado di conoscere le nostre voci veramente bene e scoprire il modo migliore per la loro miscelazione. Di conseguenza siamo stati in grado di registrare “Siempre” relativamente in fretta. Tutto l’album ha un “sapore” latino, con tutte le canzoni in spagnolo o in italiano, tranne “Somewhere”.

In “Siempre” siamo riusciti a mettere un po’ più ritmo, specialmente con la “cover” di Brian Adam “Have You Ever Really Loved A Woman?” e una delle canzoni originali, “La Vida Sin Amor”, che piace a tutti noi. Siamo molto orgogliosi di questo album, perché finalmente abbiamo trovato un modo per far fare a Il Divo un passo ulteriore dal “format” che stabilimmo alla nostra prima registrazione.

In “Siempre” abbiamo incluso la canzone “Without You”, che è stata cantata da cantanti del calibro di Harry Nilsson e Mariah Carey, spesso ci chiedono come affrontiamo la registrazione di brani così famosi. Ma quelle canzoni sono veramente molto facili per noi. L’arrangiamento vocale di quest’ultima in particolare, era un dato di fatto. Con i suoi due versi seguiti direttamente dal coro, si è prestata perfettamente alla condivisione delle nostre voci e il modo in cui lo abbiamo fatto, partendo con un assolo e alla costruzione a quattro parti l'armonia e il finale, adatto a noi.

Cantammo “Somewhere” nel nostro tour nella prima parte del 2006, ed eravamo determinati ad inserirla in “Siempre”, perché è una canzone perfetta per Il Divo. Nel tour noi chiudevamo il concerto con questa canzone e la gente ci ha fatto capire chiaramente che amava questo brano. Così, sebbene non fosse realmente adatta con il resto delle canzoni tipicamente latine – infatti, la casa discografica ci chiamò e ci chiese a proposito di questa canzone – noi eravamo assolutamente certi che volevamo inserire la canzone nell’album come “bonus track”.

Mi è molto piaciuto eseguire le nuove canzoni di “Siempre” nel tour del 2007. “Without You”, per esempio, è una gioia cantarla. “Night in White Satin”, la canzone che apre l’album, ritenuta adatta a questo ruolo, ha un finale epico. La stessa cosa per “Musica”. Io sono particolarmente fiero di questa canzone, perché John Miles, il compositore e interprete, ha personalmente riarrangiato il brano per noi. Penso sia sempre un grande complimento, se un altro artista ti affida una delle sue canzoni, specialmente, come in questo caso, quando è la loro firma musicale.

Sono sicuro che uno dei motivi del nostro successo internazionale è che c’è qualcosa de Il Divo per ognuno. La nostra musica non è riservata ad una certa fascia d’età, nazionalità o cultura, e perché noi tutti veniamo da paesi differenti, fra tutti parliamo circa otto lingue, siamo in grado di comunicare con le persone di tutto il mondo quando noi promuoviamo la nostra musica. Questo, insieme alla passione, ci ha portato a quello che facciamo e spiega perché abbiamo ampia attrazione.

Parlando di passioni, c’è qualcuno molto speciale nella mia vita e sono lieto di dire che sono molto innamorato. Lei è una donna meravigliosa e mi piacerebbe averla al mio fianco per il resto della vita. Lei è quella che mi aiuta a farcela e ad andare avanti quando mi ammalo o sono stanco di tutto questo. Ogni tanto noi lavoriamo insieme senza molta fatica. Ho sentito dire spesso che uno che lavora sodo ha un buon rapporto. Ho creduto a loro quando ero più giovane. Ma nella mia mente ho sempre pensato: "No, non è necessario lavorare sodo, si deve solo lavorare". E avevo ragione.

La donna della mia vita deve essere intelligente, perchè io voglio essere in grado di parlare alla mia compagna in modo intelligente delle cose che sono importanti per me. Mi piacciono le donne che sono educate e in grado di gestire se stesse, e non mi piacciono le donne insistenti. Ne ho avuto abbastanza di questo in passato. Anche il “look”, sicuramente, è importante. Anche se ho detto questo, credo veramente che è bello ciò che piace. Ogni volta che mi sono innamorato, ho sempre pensato che la mia ragazza fosse la più bella donna del mondo. Penso la stessa cosa di mia madre. Per quanto mi riguarda, lei è bella e così pure le mie sorelle. Le persone per le quali provo un profondo amore sono sempre belle ai miei occhi.
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Non mi sono mai trovato in una situazione in cui una ragazza non è stata sincera con me, non ho esperienze di infedeltà, ma a volta mi chiedo come affronterei questa situazione. Quando ero giovane, ero molto geloso e possessivo, ma non credo di esserlo più, forse perché nessuna delle mie compagne mi ha dato un motivo di preoccupazione e quindi ho sempre accresciuto la fiducia.

Non sono mai stato infastidito dal fatto che qualcuno possa innamorarsi di me con la mia immagine - un cantante di successo che ha la capacità di suscitare emozioni con la sua voce - piuttosto che il vero io. Ho accettato che questo possa essere successo qualche volta in passato. Ma se trascorri del tempo con una persona e scambi i tuoi pensieri o i sentimenti, capisci se è solo una cosa superficiale o se c’è qualcosa di più profondo.

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Salire fino sul palco insieme, cominciare il nostro tour nel gennaio 2007 in tutto il mondo ci ha riportato tutti a ciò che siamo e ciò che vogliamo essere: cantanti. Registrare è impegnativo, video e promozione sono necessari, ma cantare dal vivo di fronte ad un grande pubblico è certamente ciò che ci fa battere i cuori. L’adrenalina che viene da ciò è veramente sorprendente, per me è come un allenamento pesante: è completamente estenuante ma estremamente soddisfacente, prima, durante e dopo il concerto.

Alcune persone dicono che gli applausi alla fine di un concerto possono essere meglio del sesso, ma io non la penso così. Per me, la risposta del pubblico non ha niente a che vedere con il sesso, non mi da alcun piacere sessuale. Vorrei piuttosto confrontare tali momenti come un bambino che, dopo che tua madre ti ha accarezzato la testa, dice: "Ben fatto, tesoro. Ho sempre creduto in te, ho sempre saputo che tu potevi fare quello che volevi". Per esperienza, la gente mostra la loro approvazione fischiando, battendo le mani e dicendo “bravo”, o correndo sotto il palco, e questo è molto appagante. Dopo tutto, quando noi siamo sul palco speriamo di dare divertimento alle persone presenti e che il pubblico apprezzi questo. Anche se io non penso a me stesso come ad una “star”. Rimango sempre estremamente conscio che sono solo una persona, come tutti gli altri.

Qualunque cosa faccia il pubblico, incluso scriverci lettere o darci regali, non mi sorprende. E’ fantastico. Mi piace. E quando guardo nella sala e vedo donne attraenti che mi guardano in un modo che dice, “Ti voglio”, mi piace anche questo. Quale ragazzo non ama eccitare le donne ed essere desiderato? Anche se, onestamente, non mi prende più di tanto. Mi rendo conto che alcune donne andranno a vedere altri artisti e probabilmente avranno la stessa reazione. Questo è, più o meno, il rapporto fan-idolo.

Gli altri ragazzi ed io viviamo in giro per 48 settimane all’anno. Nel poco tempo libero che ci rimane siamo a Londra, che io amo, e che utilizziamo come base. Però in passato avevo più tempo per me. Non penso che rimarrò nel Regno Unito. Sono nato e cresciuto in Svizzera, e sento ancora che lì ci sono le mie origini. Io adoro il mio paese e sarà sempre così. E’ veramente possibile che un giorno in futuro io tornerò lì e mi stabilirò da qualche parte sulle montagne per una vita tranquilla.

I soldi che ho guadagnato con il nostro successo hanno, ovviamente, reso la mia vita molto confortevole, ma onestamente non mi interessa accumulare ancora più denaro, anche se so che molta non mi crede quando dico questo. Ho vissuto la vita su entrambi i modi, e ho scoperto in età molto precoce, come alcune persone hanno duramente lavorato per il pane quotidiano ed è terribile come alcuni posti di lavoro possono essere. Poichè ho vissuto questo, non mi sento distante o differente dalla gente che lo sta facendo tuttora. Una volta, per esempio, mentre stavamo discutendo sul nostro gruppo e come avremmo dovuto comportarci correttamente con loro, mi ricordo di avere un po’ animato la discussione dicendo a David, “Hai mai lavorato da qualche parte che non sia il mondo rarefatto della musica?”. “No”, ammise. La mia esperienza fu molto diversa, per cui non ho mai l'impressione che io sia l'artista e loro gli operai, e quindi siamo su diversi livelli sociali. In effetti, a volte, quando mi trovo sul palco, dovendo essere affascinante e sembrare bello quando non mi sento così, penso che preferirei caricare camion.

Finora, il momento per me più significativo e più appagante che riguarda i soldi, è accaduto alcuni anni fa, quando mia madre stava passando un brutto periodo ed era terrorizzata da cosa le avrebbe riservato il futuro. Anche se non vivo più in Svizzera, in quel momento ero a casa. L’ho abbracciata e le ho detto, “Non preoccuparti, mamma, mi prenderò sempre cura di te”. Fu meraviglioso veder sparire la sua insicurezza e quanto felice mi rese vederla così. Lei si mise quasi a piangere. Prima di allora, credo che lei abbia sempre avuto paura che non ci sarebbe stato nessuno che si sarebbe preso cura di lei, quando lei non avrebbe più potuto farlo per se stessa. Mia madre si è presa cura di cinque figli con un solo salario ed è grazie a lei se siamo diventati le persone che siamo, con buon senso quando si tratta di soldi. Ci ha educato ad essere indipendenti e a volte, penso che lei tema, un po’ troppo indipendenti. Ma il legame familiare è sempre stato lì, e lo sarà sempre. La famiglia è la famiglia per sempre.

Una cosa che vorrei realmente fare nell’immediato futuro è portare la mia famiglia in uno dei nostri viaggi, in modo che possano avere la possibilità di volare con un jet privato, viaggiare in limousine e dormire in una suite di un hotel a 5 stelle. Cercherò di organizzare questo, anche se non sarà facile in quanto tutti lavorano.

Quanto a me, ho visto e fatto molto negli ultimi tre anni. La prima volta che sono salito su una limousine è stato fantastico, ma poi ho scoperto che in realtà non sono poi così comode. Attualmente, non mi importa sedere nel bagagliaio fino all’aeroporto. Mi piace il lusso di una suite di un hotel a cinque stelle. E’ eccezionale stare in piacevoli hotel e fare colazione nella tua stanza e avere qualcuno che riordina. Ed il fatto che non dobbiamo preoccuparci delle cose giornaliere, come l'acquisto di prodotti alimentari o di pagare le fatture, è molto comodo. Allo stesso tempo sono consapevole che sto pagando di tasca mia per tutto questo lusso. Ma il nostro stile di vita comporta sacrifici, così ci concediamo dove possiamo.

Mi piace fare parte de Il Divo anche perché mi ha permesso di incontrare molte persone potenti ed interessanti. Mi è difficile credere che ho incontrato Bill Clinton, George Bush e Mikhail Gorbachev, lo scorso inverno nel giro di due mesi. Quando incontrammo il Presidente Bush a Natale a Washington, ricordo che dissi agli altri ragazzi, “Non importa quello che qualcuno pensa di questo uomo politico, incontrarlo è stato impressionante.” L’ho trovato un tipo realmente genuino, e in piedi sul palco cantando, con lui al centro della prima fila che sorride e fa un cenno di approvazione con il capo, stato veramente straordinario. “Il Presidente degli Stati Uniti d’America ha appena mostrato il suo apprezzamento per ciò che sto facendo", ho pensato."Questo è davvero qualcosa".

Ho trovato Mikhail Gorbachev una persona calorosa e appassionata. Prese la mia mano con entrambi le sue e la trattenne per pochi minuti, in stile russo, mentre mi diceva quanto le piacevano le nostre interprestazioni. I Clinton li abbiamo incontrati molto brevemente, dietro le quinte del concerto con Barbra Streisand al Madison Square Garden a New York, per una foto. Hilary ci ha detto che è una nostra grande fan e che ha tutti i nostri album.

Politici a parte, ci sono un sacco di artisti che io ammiro e mi piacerebbe incontrare. Primi tra tutti i grandi tenori: Pavarotti, Domingo e Carreras; poi i miei chitarristi preferiti: George Lynch, Yngwie J. Malmsteen e Eddie van Hallen. Queste sono tutte persone che vorrei avere sedute accanto e parlare con loro, e avere, forse, anche una lezione o due.

Prima del tour con Barbra Streisand, non avevamo condiviso il palcoscenico con qualcuno si così famoso. E’ qualcosa che ci ricorderemo per sempre. Lei è una consumata professionista, non ci sono più cantanti del suo calibro. E’ stata una tale gioia lavorare al suo fianco, non solo cantare con lei, ma guardare come lei domina il pubblico. Li tiene nel palmo della mano, arriva a loro e in qualche modo riesce a far sentire ad ognuna delle 20.000 persone del pubblico come se fossero seduti a casa con lei. Ci sono dei momenti in cui il pubblico è così concentrato che puoi sentire cadere uno spillo.

Barbra ha sempre avuto un enorme numero di fans omosessuali e da quando abbiamo cantato con lei, gli intervistatori spesso ci chiedono, “Sapete che ora Il Divo ha molti fans omosessuali?”.

Una volta, ad un concerto a San Francisco, c’era una coppia gay, nella terza fila, e quando abbiamo cantato "All By Myself", uno dei ragazzi, scoppiò in lacrime. Ho trovato questo molto tenero. Per me non c’è differenza – lui o lei, eterosessuale od omosessuale, purchè ascoltino la musica.

Benchè siamo stati felicissimi di aver fatto il tour con Barbra per due mesi, non è assolutamente paragonabile ai nostri tour e alle nostre esecuzioni, con uno spettacolo che dura quasi due ore. Questo è così speciale. Il nostro ultimo tour mondiale ha incluso il Sudest asiatico, il Sudamerica, l’Australia, il Canada, il Sud Africa e l’Europa, e siamo stati molto occupati.

Il nostro arrivo in Giappone è stato particolarmente entusiasmante, assolutamente fantastico. C’erano centinaia di persone che ci aspettavano all’aeroporto, non era mai successo prima, e, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito una “superstar”.

Mentre la sicurezza giapponese si precipitò avanti, ho capito di ciò che deve essere stato essere uno dei Beatles, che sono stati accolti in modo analogo ovunque loro andassero. Per ragioni di sicurezza, il personale della sicurezza ha provato a farci correre attraverso la folla di giapponesi urlanti, ma non è stato facile. Ci sono stati diversi momenti in cui siamo stati quasi fermati nel nostro percorso dal puro entusiasmo della folla. Noi adoriamo le nostre fans, ma, allo stesso tempo, quando sono così irritanti per avvicinarci, devo ammettere, è abbastanza inquietante. Dopo questo tour mondiale, abbiamo ricevuto lo stesso benvenuto quando siamo arrivati in SudAmerica.

Una volta che siamo diventati famosi, le guardie di sicurezza sono assolutamente essenziali. Senza di loro, non si può nemmeno attraversare la strada. Non è in gioco solo la sicurezza, ma la libertà di muoversi, per arrivare da A a B. Ci piacciono le attenzioni delle fans, ma a volte siamo stanchi di tutte le seccature, soprattutto quando dobbiamo smaltire il fuso orario.

Avrei voluto vedere molto di più del Giappone e delle persone giapponesi, ma una visita turistica durante il tour è veramente impossibile, non c’è tempo. Infatti, fu veramente impossibile uscire dall’hotel senza che ci chiedessero foto e autografi. Durante il concerto fu meraviglioso e la reazione del pubblico fu, per tutto il tempo, travolgente.

Fui molto impressionate dai giapponesi. Per esempio, quando prendemmo il treno da Tokio ad Osaka e poi tornammo a Tokio 3 giorni dopo, distrattamente lasciai il mio iPod sul sedile. Quando dissi al nostro manager giapponese del tour quello che era successo, lui si diede subito da fare. Telefonò all’azienda dei treni e gli fu detto che il mio iPod era già stato consegnato all’ufficio “oggetti smarriti” e aspettava di essere ritirato. Ritengo che questo episodio fu significativo per i giapponesi. Ho perso così tante cose durante i nostri viaggi che non mi sarei mai aspettato di ritrovarlo.

Attualmente, non smettiamo mai di lavorare. Dopo il tour in tutto il SudAmerica, abbiamo avuto solo due giorni di riposo a Toronto prima di iniziare la prima tappa del tour canadese. Anche quando abbiamo tempo libero, non la riteniamo una vera e propria interruzione, perché dobbiamo sempre preparare la prossima tappa. Non abbiamo mai weekends. Non c’è cadenza o schema per il nostro lavoro. Quando siamo in tour, fondamentalmente è concerto, viaggio, concerto, viaggio. Perdiamo completamente la nozione del tempo e che giorno della settimana sia. Potrebbe sembrare una vita affascinante soggiornare in alberghi di lusso tutto il tempo, ma non abbiamo la nostra libertà e quindi non possiamo mai rilassarci completamente come se fossimo a casa.

Qualche volta, sento che la mia vita è in “stand-by”. Mi piace quello che sto facendo ora e voglio che continui a lungo, ma un giorno tornerò a vivere una vita che mi appartiene.

E quando arriverà questo momento mi comprerò una grossa e vecchia motocicletta, balzerò a bordo e me ne andrò via. L’unica differenza questa volta sarà il passeggero molto speciale, e mentre sentirò le sue braccia intorno a me, mi dirò, “ Che fretta c’è? Penso che girerò un po’ prima di iniziare a cercare un altro lavoro”.

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Tradotto da Mara (StregaPerAmore)



Edited by StregaPerAmore - 1/6/2011, 20:35
 
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